JESSE & KOSHKA


Un'amicizia che ha commosso il mondo.
Due solitudini che si incontrano nella più triste delle occasioni: la guerra. La guerra in Afghanistan.
Quando il sergente Jesse lo ha visto per la prima volta, Koshka aveva tagli, ferite aperte, era coperto di sangue.
L'idea che Jesse ebbe fu quella di maltrattamenti intenzionali, di torture sadiche, non di ferite ascrivibili alla guerra. 
Jesse gli dette un pezzo di una sua bistecca, oltre al nome (che significa gatto in russo).
E gli dette cure. Per sette mesi.
I gatti non possono stare nelle basi militari. Ma il legame fra i due fu subito tale che 
gli headquarters trovarono il modo di lasciarglielo,  permettendogli di prendersene cura.
"Due miei compagni furono uccisi al mio fianco in un attacco kamikaze. Fu il periodo peggiore
della mia carriera". E sappiamo che lo stress, la disperazione, i traumi che certe circostanze comportano sono tali da non avere più un ritorno, da risultare irreversibili.


"Solo quel pò di compassione per quel gatto e l'amore con cui lui mi ricambiava mi
hanno ricordato che dovevo fare di tutto per rimanere forte. E lucido."
Arrivò il giorno finale della sua missione in quella terra ostile. Finalmente.
Ma Jesse avrebbe dovuto lasciare Koshka. Avrebbe dovuto lasciarlo là.
Un'ipotesi così frustrante da spingerlo a contattare una onlus ed ottenerne la collaborazione 
per il complicatissimo aspetto burocratico della faccenda.

Il viaggio di ritorno (soprattutto il lunghissimo e pericoloso tragitto attraverso l'Afghanistan per raggiungere l'aeroporto di Kabul dove il micio poteva essere imbarcato) fu una vera e propria odissea. Tutto per nascondere quel piccolo fardello e riuscire a portarlo via dall'inferno.
E i genitori gli coprirono le spese (3.000 dollari) che l'operazione avrebbe comportato.


Koshka vive con Jesse a Oregon City, adesso, con la famiglia di Jesse 
quando lui è via. Felice e contento.
Forse si è già dimenticato di tutto quello che ha subito.
Certo non si può dire la stessa cosa per Jesse, che prosegue la sua vita militare in una base negli Stati Uniti, con i fantasmi che ci si porta dentro dopo esperienze del genere, per sempre.
Su una cosa non ha dubbio. "Occuparmi di quel gatto mi ha evitato di impazzire. Mi ha salvato la vita". 
La vita, questi due eroi loro malgrado, se la sono salvata a vicenda.

2 commenti:

  1. Io non posso di certo paragonarmi alla storia di queste due leggende viventi. Ma so quanto miracolosa e profonda sia la presenza di un animale, preferirei definirli angeli, nella vita di una persona soprattutto in momenti di grave prostrazione e di profondo dolore o difficoltà emotiva. L'arrivo di Martino non ha significato solo la presenza di un gatto, nella mia vita. Il suo arrivo è stato provvidenziale. Non solo per me, ma anche per mia madre, che la vedo sorridere, più spesso di quanto forse lei stessa avrebbe creduto mai nella sua vita del qui e ora. Per me non c'è differenza fra l'amore verso un animale o verso un essere umano. Per me l'amore è solo energia che ci riempie di luce. Queste piccole creature rinnovano il nostro cuore col loro amore. Sono devoto e pieno d'affetto e gratitudine verso il mio trovatello. La sua presenza nella mia vita ha rischiarato così tante nubi. Lui è il mio cuore. M

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